venerdì 22 marzo 2013

Quando l'incipit è del dottore ... La coscienza di Zeno


Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-analisi s'intende, sa dove piazzare l'antipatia che il paziente mi dedica. 
Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arriccerranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l'autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona perché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul piú bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie. 
Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch'io sono pronto di dividere con lui i lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate!... DOTTOR S. 
(p. 37)

Penso che la La coscienza di Zeno (1923) di Italo Svevo sia il romanzo del Novecento. C'è la questione della situazione economica, politica e culturale degli intellettuali, c'è la presenza del pensiero di Freud, c'è la sempre questione relazionale sempre aperta (e centrale nel Novecento) con il padre, c'è il desiderio di una cosa e del suo contrario, c'è il protagonista e il suo antagonista. In altre parole c'è la coscienza, cioè la consapevolezza acquisita e ancora da acquisire, ma anche la consapevolezza delle proprie azioni e delle loro motivazioni ... e la loro inconsapevolezza.

Particolare è l'incipit, ovvero la Prefazione del dottor S., che ci rende "consapevoli" che il romanzo è una memoria inviata da Zeno stesso allo psicoanalista che lo ha in cura. Il dottor S. non ha trovato di meglio che indurre il suo paziente a scrivere una storia della sua malattia e se ne scusa nella brevissima prefazione. Spera che questa attività conduca il paziente alla psico-analisi, ma Zeno la abbandonerà e per vendetta pubblica le sue memorie, sperando di guadagnarci sopra. 

In base a queste poche parole, il dottor S. vi pare attendibile? 
E' un buon dottore colui che si vendica dei suoi pazienti?
E' un buon dottore colui che aspira a un certo interesse economico?

E, infine, cosa significa "essere dottori" ed "essere pazienti"?
Quello che noi troviamo in questo libro è un qualcosa di veramente profondo: se abbiamo come linea di orizzonte la civiltà, allora malattia e salute non si trovano ai due poli opposti. Casomai la malattia è la malattia della civiltà in cui la vita non è né bella né brutta ... è solo originale

Certo è che nella società attuale dei capitali lontana dalla natura, bisogna sempre fare attenzione, come scrive Svevo alla fine del libro, agli ordigni dell'uomo occhialuto che potrebbe mettere in moto:

un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terrà ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.
(p. 349)

Libro fantastico. 

ITALO SVEVO
La coscienza di Zeno
Grandi Tascabili Economici Newton
1988
(1000 lire - forse)

1 commento:

  1. Ottimo esempio anche per analizzare come viene scelto e utilizzato il punto di vista.
    http://www.scritturacreativa.org/blog/punto-vista-narratore/

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